L'isola

L' isola è un luogo dove è possibile varcare la soglia dell' infinito...

«Come può un “luogo” – termine che presuppone uno spazio limitato, una sede circoscritta, un perimetro definito – aprire all' "infinito" come è lo spirito, l’arte, la bellezza? La soluzione era stata trovata nella denominazione della tenda sacra dell’alleanza: ’ohel mo’ed, tenda dell’incontro. Il Dio trascendente e infinito, che tutto abbraccia, incontra l’uomo e la donna, che sono finiti e legati allo spazio, in un "luogo" prescelto, quasi in una sorta di appuntamento a cui si adatta per attuare l’incontro».



L'isola dell'Asinara ha una superficie di circa 52 km/q., misura in lunghezza 17,5 e in larghezza 6,14 km, il suo punto più stretto è l'istmo di Cala di Scombro di circa 250 m. La costa occidentale ha carattere ripido e scosceso con alte falesie e la piattaforma continentale cade repentinamente raggiungendo la profondità di 50 m. Al contrario la costa orientale risulta frastagliata, bassa, rocciosa e ricca di insenature (i Romani definivano l'isola Sinuaria proprio per la sua forma sinuosa) con tratti sabbiosi e spiagge, quali Cala S. Andrea, Cala Sabina, e Cala Arena; il fondale di sabbie grossolane presenta grandi affioramenti rocciosi e declina molto dolcemente fino ai 50 m. Le cime più alte sono a sud Punta Maestra di Fornelli che misura 265 m e a nord Punta della Scomunica alta 408 m. L'isola ha corsi d'acqua a carattere stagionale e i bacini presenti sono artificiali, come quello di S. Maria a Fornelli e il Pecorile vicino Cala d'Oliva (da un vecchio censimento di fine '800 risultavano circa 153 sorgenti con una portata di 240 litri al minuto nei periodi di magra). 

Il primo insediamento umano nel territorio dell'Asinara riporta all'età prenuragica e la testimonianza è stata censita nella zona di Campu Perdu, dove è presente una Domus de Janas. Indicazioni importanti esistono anche per quel che concerne il periodo nuragico (anche se non è stata trovata traccia di nuraghi e, quindi manca una prova certa che i popoli nuragici abbiano abitato l'isola) con la scoperta di un bronzetto, che raffigura un toro. Piuttosto numerosi, invece, i rinvenimenti di epoca romana.Si tratta, soprattutto, di scoperte sottomarine (censimenti di relitti sui fondali della costa nord occidentale e nel golfo dell'Asinara). La carta di distribuzione dei relitti subacquei indica la maggior concentrazione in corrispondenza dei passaggi fra l'Asinara e l'isola Piana e Stintino.

Esistono anche casi di sovrapposizione di relitti di diverse epoche. Nel XII secolo i monaci camaldolesi ebbero in dono dei terreni fertili nella zona di Sant'Andrea dove costruirono un monastero: fu la prima vera iniziativa di colonizzazione, concretizzata con l'aumento della popolazione e lo sviluppo delle attività economiche. Verso la metà del XVIII secolo all'Asinara si stabilizzarono delle famiglie di pescatori e pastori di origine corsa, ligure, piemontese.

Nel 1842 l'isola divenne parte integrante del territorio del nuovo comune autonomo di Porto Torres. Lo stato italiano decise, però, di insediare all'Asinara il Primario Lazzaretto del Regno d'Italia e colonia penale agricola. Così nel 1885 gli abitanti furono costretti a lasciare le loro terre e trasferirsi a Porto Torres e Stintino.

Nel corso della prima guerra mondiale nell'isola vennero deportati numerosi prigionieri dell'impero Austro Ungarico, ci furono migliaia di morti a seguito della diffusione del colera. La storia più recente dell'isola è legata alla presenza delle colonie penali agricole e del carcere di massima sicurezza.

L'isola dell'Asinara diviene parco nazionale a tutti gli effetti nel marzo 1998.


L’Asinara, l’isola nell'isola. 




Sottratta per oltre un secolo al contesto territoriale, l’antica Sinuaria è un po’ come una lingua che nessuno ha parlato più per tanto tempo. Una lingua morta che improvvisamente tornasse a vivere e a essere adoperata. Come si dice? Con le lingue bisogna impratichirsi, utilizzarle secondo le regole. Per questo un luogo che ancora - dopo oltre un decennio di istituzione del parco nazionale - è percepito come difficile, ha solo bisogno di essere “usato”, secondo appunto le regole. Perché l’equilibrio di luoghi come l’Asinara è sempre delicatissimo, al limite della precarietà.

L' isola è il luogo che se vissuto in punta di piedi, in modo discreto, rispettoso, ti travolge nella "danza" dell' eterno, al ritmo profondo del silenzio.  E' il tempo è lo spazio, per la riflessione, per il pensiero, e "misurare" l'agire quotidiano, è passare al setaccio le nostre scelte e provarne la fedeltà col fuoco del vero, dell'essenziale. E' un danzare che  produce "visioni" nuove  - o ne recupera di perdute - che possono tracciare l'orizzonte a cui tendere.

Un tempo, luogo da cui era impossibile fuggire, l’isola appare oggi, un luogo nel quale è difficile andare. Quali pensieri, quali parole, quali esperienze possono  contribuire a modificare questa percezione di inaccessibilità ? 
Fare la fila per l’imbarco, traversare quel breve tratto di mare che un tempo preludeva ad un lungo non-ritorno, se non ad un luogo di non ritorno, camminare lungo i sentieri, vivere non più al ritmo costriuto per le nostre economie ma vivere al ritmo che la natura ha, ritornare ad avere il nostro cuore che batte al ritmo della terra, del creato, ascoltare le pesone, guardarle negli occhi, raccontare storie.

l’Asinara è natura, flora, fauna, paesaggio ma anche memoria: il supercarcere, i grandi boss, i terroristi, il 41-bis, le guardie penitenziarie, le loro famiglie.
Non è possibile percorrere l’isola senza sentire presenti le storie umane di cui sono testimoni muti i corridoi, le celle, i muri, i parlatori: memorie di patimenti da una parte e dall’altra delle inferriate.



La casa che ospitò Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e le rispettive famiglie durante l’estate del 1985. I deportati della prima guerra mondiale che riposano nell'ossario. Le storie di chi ha dovuto lasciare la propria casa per sempre e vedersi trasformata la propria terra in lazzaretto prima, colonia penale dopo. 

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